In un sorso di rose di Danilo Cortesi

Nitido è il ricordo che ho di Maya, simpatica e laboriosa come l’ape del cartone animato che le dà il nome.

Un giorno mi chiese di accompagnarla amichevolmente nel fare visita a fra Bombo, carmelitano scalzo del convento di S. Anna, sulle splendide alture di Genova Castelletto.

Non sapevo esistesse lì nascosto tale luogo di preghiera e, non appena giunsi sulla cima della scalinata che permette di accedervi dalla circonvallazione a monte, rimasi sorpreso per la bellezza del sito in cui sorge ancora oggi la struttura: intorno ad essa un cerchio di vecchi palazzi che la proteggono gelosamente; dentro a questo borgo la piazzetta lastricata di pietre irregolari e il viale alberato che chiamano l’avventore a salire verso la chiesa, proiettandolo in un’altra dimensione… un silenzio dal sapore antico e di cui necessita fare l’esperienza per vivere quei sentimenti di pace e serenità che esso sveglia nell’anima.

L’amicizia pur disinteressata con Maya, che ivi già mi attendeva, non sollevò da un sottile imbarazzo il nostro procedere verso l’entrata della farmacia conventuale.

“I religiosi si scelgono sempre i posti migliori, vero?” le dissi sorridendo.

“Sai che a pensarci bene… hai proprio ragione? Non ci ho mai fatto caso!” ribatté lei dopo qualche istante di riflessione.

Fra Bombo ci accolse calorosamente e, senza convenevoli, ci introdusse in una stanza arredata con mobili antichi: Maya lo aveva sempre chiamato affettuosamente con quel buffo nome data la mole fisica che lo distingueva e la passione per i prodotti delle api che in passato gli era valsa l’idea del miele balsamico.

Come ci fece accomodare, l’esterno della finestra rapì subito la mia attenzione; al punto da distrarmi subito dal colloquio appena cominciato tra loro.

Fu così che ebbe inizio il mio “viaggio”, con il primo sorso di composto alle rose che fra Bombo ci offrì sul tavolino: come sospinta da uno spirito sereno e pacifico per lo scorcio che fissavo attraverso i vetri, l’immaginazione regalava ai miei occhi la visione di scenari quotidiani, tuffati nel mare delle origini; luoghi dove l’ascolto di se stessi e degli altri porta uomini e donne di ogni tempo a vivere come suggerisce loro il più profondo del cuore.

“Ti piace lo sciroppo?” mi domandò Maya che durante l’incontro mi avrebbe più volte riportato alla loro presenza.

“Ottimo…” risposi come in trance, senza preoccuparmi di essere inopportuno.

“Che non sia stata la Madonna a portarci in segreto i fiori di centifolia, quest’anno? Il tuo amico, cara, sembra avere un’apparizione!” rise bonariamente il frate.

Lo guardai sorridendogli per essere stato chiamato in causa e, come notai i suoi occhi incuriositi, elusi la domanda indiretta che mi aveva posto e gli confermai: “Davvero, una bevanda divina!”.

“Ti ruberò infatti la ricetta, Bombo!” scherzò la mia amica.

Mi reimmersi nella consapevolezza nuova di quel sogno ad occhi aperti: stavolta, attraverso la memoria, ripercorsi gli anni della mia infanzia e, ricordando subito il mio interesse per il mondo vegetale nonché l’appassionata nostalgia per tutto ciò che è rurale, realizzai che mai come in quell’attimo d’eternità avevo preso coscienza delle mie aspirazioni: quand’ero bambino mi piaceva tenere in vita, nei vasi del balcone di casa, piccole piante recuperate sulle colline del Righi, con spiccata preferenza per quelle aromatiche; ero anche solito sotterrare qualunque tipologia di seme mi capitasse, per osservare con meraviglia la sua lenta trasformazione in germoglio, un vero e proprio capolavoro e simbolo di vita; nessuno sa spiegare come la Natura gli infonda la forza misteriosa che lo spinge ad accrescersi con la luce del Sole, la pioggia del cielo e i sali minerali della terra.

“Davvero è già sbocciata l’echinacea? Il tuo é il giardino dei desideri!” sorrise Maya al frate.

Mi volsi un istante per ascoltare la mia amica e, ottenendo ulteriore spunto, continuai ad errare con la mente: è il soffio dello Spirito che apre le fioriture e trasforma il bruco in farfalla; o che unisce l’ovulo femminile allo spermatozoo, permettendogli d’impiantarsi nell’utero (“la terra”), di moltiplicarsi e di essere plasmato nel grembo materno… una persona con il suo temperamento e, dopo la nascita, con lo sviluppo della sua identità.

Il tentativo di riprodurre i processi chimici e biologici a capo di questi fenomeni con l’impiego delle sostanze di sintesi o delle attuali biotecnologie, non riuscirà a farci ottenere tali complessi frutti di una divina intelligenza.

“Che bello, un nuovo profumo alle rose senz’alcool e uno sciroppo alla menta senza coloranti? Li provo volentieri!” esclamò Maya che, entusiasta della novità, tornò subito a chiacchierare con fra Bombo dopo aver interrotto i miei soliloqui mentali.

Mi piacque allora riflettere che il Signore ha consegnato all’uomo e alla donna il primato su tutte le creature; tra queste, sebbene non dotate di coscienza, anche le piante hanno un valore in virtù della loro appartenenza al creato.

Con le loro innumerevoli varietà che colorano e profumano l’ambiente naturale, esse sono fonte di cibo e materiale per vivere nonché riparo per tutti gli esseri viventi, uomo compreso.

Risale poi all’antichità l’estrazione dalle erbe officinali di sostanze medicinali ovvero del complesso chimico che contiene il principio attivo e al cui interno altre molecole svolgono una funzione inscindibile da quella ricercata per scopi fitoterapici… come Madre Natura crea e come è stato concepito dalla mente assai fantasiosa del nostro Creatore!

“Dai per me uno schiaffo al diavolo, con la tua preghiera… ho bisogno del suo artiglio per il mio dolore alla schiena!” scherzò Maya.

“Cosa pensi, cara? Qui si lavora sodo anche con lo spirito… eccone un tubetto!” ribatté il frate senza esitare.

Convenni con me stesso che, negli ultimi secoli, l’uomo è riuscito a costruire il progresso attuale anche grazie alla scoperta di sostanze nuove.

Ha però il sapore della pretesa fine a se stessa scindere la materia fino al punto di “stuzzicare”, per esempio, l’energia nucleare e dissacrare il mistero insondabile della creazione!

Senza umiltà, tale ricerca si rivela come insensata corsa al raggiungimento di un’autonomia assoluta.

“Oltre che diabolico, è una perdita di tempo prezioso davanti alla possibilità di mettere le scoperte scientifiche a servizio della Terra e dell’umanità intera, per la gloria di Dio” bisbigliai tra me e me.

“Stai parlando con gli angeli?” mi chiese Maya un po’ stupita.

“No,… mi chiedevo se… gli esercizi spirituali…” negai un po’ imbarazzato balbettando quel poco che, tra un pensiero e l’altro dei miei, avevo afferrato dalle loro parole.

“E se vi partecipassimo anche noi due? Bombo dice che non mancherà!” esclamò entusiasta la mia amica.

“Se ne può parlare!” risposi con prontezza per staccarmi dal discorso.

Il mio piacevole viaggio onirico ad occhi aperti riprese e ricominciai a intravvedere, come impresse su un nastro a scorrimento, altre immagini felici: appariva tra queste una moltitudine di orti urbani che, coltivati per la produzione comunitaria di verdura e piante medicinali, dava alla gente comune la possibilità di aiutarsi vicendevolmente, sulla base di un’autonomia sì relativa, ma reale e collettiva; sempre sulla scia di questi fotogrammi, rividi la tavolata di cinquanta metri realizzata anni addietro tra i palazzi del mio rione d’origine e che aveva coinvolto, in occasione di una festa tradizionale del quartiere, decine di persone: tutti incredibilmente felici perché finalmente eravamo usciti dai nostri appartamenti; insieme per mangiare con fiducia reciproca gli uni accanto agli altri; come una volta quando, seppur nella povertà, la solidarietà tra la gente era un antidoto alla tristezza e allo smarrimento.

“È proprio Satana che, con la strategia di creare divisioni tra le persone, sgombra la strada dell’uomo dalla Grazia Divina e realizza i suoi malefici disegni!” affermò all’improvviso e con determinazione il frate diretto a Maya.

All’udire ciò crebbe in me l’entusiasmo: mi dissi che “Mens sana in corpore sano” e, se nei nostri ambienti di vita coltiviamo la vicinanza tra la gente per sconfiggere la solitudine, mente e corpo non s’ammalano oppure guariscono più facilmente.

Partecipando inoltre con sincerità alla vita del prossimo siamo con Dio e, collettivamente più uniti, diventiamo artefici di ciò che desideriamo vedere realizzato nella società… ormai persino la Natura si ribella ed è diventata una normalità, da parte del nostro pianeta, la manifestazione di sintomi allarmanti come il generale cambiamento climatico in atto; senza dimenticare l’imminente esaurimento del petrolio disponibile come profezia di un graduale sgretolarsi del consumismo sfrenato che, in quanto padre dell’individualismo, ci tiene lontani l’uno dall’altro… non possiamo attendere oltre!

Fu a quel punto che, cavalcando quella sintonia raggiunta con fra Bombo, esclamai con forza e decisione: “Sì, padre! Vox populi, vox dei! Perché non tornare allora a confidare nella generosità pulita della Terra? È ciò a cui anela nel profondo del cuore tutta l’umanità!”.

I miei interlocutori si guardarono sorpresi e, rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato, Maya mi scrollò per il braccio aggiungendo: “Dai, è venuta l’ora di andare… con Bombo ci vedremo agli esercizi!” e senza attendere risposta, s’alzò insieme al frate per il congedo.

Ebbi come la sensazione di non avere in realtà mai allontanato la mia attenzione dall’oggetto della loro conversazione.

Dopo che anch’io gli ebbi stretto la mano, fra Bombo ci scortò sorridente e soddisfatto verso l’uscita, ci salutò benignamente e indicò il cartiglio in pietra che recava la scritta: “Nos medicinam paramus, Deus dat nobis salutem”.

Con la sua incantevole e naturale bellezza di primavera, il roseto di S.Anna mi aveva svegliato oltre ogni comprensione ad una presenza… in quel caldo pomeriggio di fine maggio e in un sorso   dei suoi fiori profumati.

 

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