USI CONSIGLIATI
Salute
Attacchi di asma, bronchite, cattiva digestione, diarrea, dissenteria, disturbi gastrointestinali, ferite, infezioni alle vie respiratorie, infezioni e infiammazioni dell’apparato digerente, mal di gola, mancanza di appetito, morsicature e punture d’insetti, mucose della bocca infiammate o ulcerate, nausea, piaghe, raffreddore, spasmi intestinali, stati febbrili, ulcere, vermi intestinali, vomito.
Bellezza
Bagno tonificante e stimolante, tonico ad azione astringente.
Cucina
Aromatizzare e insaporente per carne, pesce, verdure, salse, sughi, condimenti, gelatine, salami, insaccati.
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DESCRIZIONE
La Santoreggia montana, con il suo aroma speziato al pepe, è una delle più antiche piante aromatiche e molte spesso sono indicate anche con il nome di “Erba acciuga”. Si tratta di una pianta erbacea sempreverde che appartiene alla famiglia delle Labiate, della stessa famiglia fanno parte anche altre specie di Santoreggia, che per la maggior parte possiedono le stesse proprietà, tra queste si ricordano principalmente la Satureja hortensis, S. domestica, e la S. alpina. È una pianta che trova le sue origini nell’Europa sudorientale e nelle regioni dell’Africa settentrionale, poi fu importata e naturalizzata altrove, in zone con climi piuttosto temperati, in Italia cresce soprattutto nelle regioni settentrionali e centrali fino alla zona submontana.
Principi attivi
Olio essenziale, fino a una percentuale dell’1,5%, ricco principalmente di carvacrolo, timolo, linalono, carvone e borneolo, sostanze fenoliche, resine, oligoelementi minerali, sostanze tanniche, mucillagine.
Aspetto e crescita
Pianta erbacea, sempreverde, spontanea, perenne e a portamento cespuglioso, è raccolta a scopo commerciale allo stato selvatico, predilige un’esposizione in pieno sole, cresce bene in terreni poveri, leggermente grassi, ben drenati, alcalini e poveri di calcare. La santoreggia si sviluppa su una radice cilindrica, densa, fibrosa e di colore marrone scuro, la base è legnosa, formante un cespuglio ramoso piuttosto compatto. I fusti che si originano dalla radice sono angolosi, molto ramificati, ricoperti da un sottile strato di peluria, di colore verde tendente al rossastro, legnosi nella seconda stagione e in grado di raggiungere i 20-40 cm di altezza circa, le foglie sono sessili, strette piccole e intere, di forma oblunga, lineare o lanceolata leggermente appuntita, sono di colore verde scuro con una caratteristica nervatura centrale, puntinata da ghiandole oleose, che forma come una piega. I fiori piccoli, di colore bianco o rosa-lilla, compaiono, generalmente dall’inizio dell’estate all’inizio dell’autunno, riuniti in spighe terminali. I semi infine sono di forma oblunga, solcati longitudinalmente, di colore marroncino hanno la superficie leggermente lucida. Si riproduce per semina all’inizio dell’autunno o nella tarda primavera, in alternativa si possono fare talee, oppure dividere i cespi in primavera o in autunno, si ricorda che non ha bisogno di protezione durante l’inverno.
Raccolta e conservazione
Raccogliere le foglie (la più grande misura tra i quindici e i venti mm) non appena si sono formati i boccioli dei fiori, raccogliere invece le cime fiorite durante la tarda estate. Fare essiccare rapidamente all’aria le foglie e le cime fiorite, conservare quindi in recipiente di vetro, o di porcellana, ben chiusi, al riparo dalla polvere e dall’umidità.
PROPRIETÀ
La Santoreggia è considerata da lungo tempo una pianta con proprietà antisettiche e stimolanti per l’intero apparato gastrointestinale: stimola l’appetito in caso d’inappetenza, è anti vomitiva, favorisce i processi digestivi e, in caso di attacchi di diarrea e dissenteria, svolge un’azione astringente molta efficace. Come antisettico intestinale è assai utile nella cura d’infezioni e infiammazioni a carico dell’apparato digerente, è inoltre un ottimo vermifugo. La santoreggia svolge infine azione espettorante, carminativa e antiasmatica in caso di bronchite e attacchi di asma, è diuretica e anche afrodisiaca. Per uso esterno è ottima come antisettico, disinfettante e calmante del dolore nella cura delle piaghe, ulcere, ferite e punture d’insetti.
Parti utilizzate
Sono impiegate le foglie fresche o essiccate e le cime fiorite essiccate.
Preparazioni
Infuso: versare un litro abbondante di acqua bollente, in un recipiente di terracotta, sopra 30-35 g di cime fiorite di Santoreggia essiccate e sminuzzate, lasciare in infusione per 20-25 minuti, colare e conservare in luogo asciutto. La dose consigliata è 2-3 tazze il giorno.
Olio essenziale: acquistare già pronto in erboristeria, se ne prende 4-5 gocce, 2-3 volte il giorno, diluite in una tazzina di acqua calda addolcita con miele, oppure su una zolletta di zucchero.
Tintura: mettere a macerare, in 100 ml di alcool a 60°, 20-25 g di cime fiorite essiccate di Santoreggia, lasciare a macero per 10-12 giorni, quindi colare e conservare in una boccetta di vetro scuro con contagocce, agitare leggermente prima dell’uso. Se ne prendono all’occorrenza 15-20 gocce, 2-3 volte durante il corso della giornata.
Vino medicinale: fare macerare, per una settimana circa, 50 g di cime fiorite essiccate di Santoreggia in un litro di buon vino bianco, trascorso il tempo indicato, colare e conservare in una bottiglia pulita in luogo fresco. La dose è 2-3 bicchierini il giorno.
Infuso per uso esterno: mettere in infusione in un litro di acqua bollente, per 30-40 minuti, 60-80 g di cime fiorite e foglie di Santoreggia leggermente contuse, colare e utilizzare per fare lavaggi, sciacqui e gargarismi.
Salute
Attacchi di asma, bronchite, infezioni alle vie respiratorie, mal di gola, mucose della bocca infiammate o ulcerate, raffreddore, stati febbrili: assumere all’occorrenza durante la giornata tre tazzine d’infuso addolcito con un poco di miele, oppure prendere venti gocce di tintura di Santoreggia 2-3 volte il giorno. Inoltre, in caso di stati febbrili e influenzali, assumere, come tonico e stimolante, 2-3 bicchierini di vino medicinale di santoreggia, prolungandone l’assunzione anche qualche giorno dopo la scomparsa dei sintomi. Infine, in caso di mal di gola, mucose della bocca infiammate o ulcerate, fare sciacqui e gargarismi, 2-3 volte il giorno, utilizzando l’infuso di Santoreggia per uso esterno.
Cattiva digestione, diarrea, dissenteria, disturbi gastrointestinali, infezioni e infiammazioni dell’apparato digerente, mancanza di appetito, nausea, spasmi intestinali, vermi intestinali, vomito: con azione digestiva, apritiva, e nello stesso tempo antisettica, assumere prima dei pasti una tazzina d’infuso di santoreggia, oppure 15-20 gocce di tintura, tre volte il giorno. Per coloro cui piace il vino, si consiglia inoltre di assumere, dopo i pasti principali, come tonico-digestivo un bicchierino di vino medicinale. In alternativa ai rimedi sopra indicati prendere cinque gocce di olio essenziale di Santoreggia tre volte il giorno, diluite in acqua con miele, oppure su una zolletta di zucchero. Infine, per eliminare i vermi intestinali, consumare ogni giorno tre tazze d’infuso di santoreggia fino alla completa espulsione dei parassiti, in questi casi si raccomanda comunque di consultare il medico.
Ferite, morsicature e punture d’insetti, piaghe, ulcere: con azione antisettica e disinfettante fare lavaggi delle zone doloranti con un poco d’infuso di santoreggia per uso esterno, sulle punture d’insetti, in particolare di vespa, per mitigare il dolore frantumare qualche foglia fresca di santoreggia e applicarla sulla zona interessata, se dovessero comparire segni di eventuali reazioni allergiche chiamare immediatamente il medico.
Bellezza
Bagno tonificante e stimolante: aggiungere all’acqua del bagno calda, ma non troppo 8-10 gocce di olio essenziale di santoreggia, oppure un litro d’infuso per uso esterno, mescolare bene e immergersi come di consueto per venti minuti.
Tonico ad azione astringente: particolarmente adatto alle pelli grasse. Utilizzare l’infuso di cime fiorite di Santoreggia come tonico da passare sulla pelle del viso pulita al mattino e alla sera prima di coricarsi.
In cucina
La santoreggia è una squisita pianta aromatica che assomiglia molto al Timo, nella cucina italiana è utilizzata come condimento in numerosi piatti di carne, pesce e verdure, è impiegata nella preparazione di sughi e salse al pomodoro e viene anche utilizzata per fare gelatine insieme al succo d’uva. In commercio è usata per aromatizzare i salami e altri insaccati.
CURIOSITÀ
Ai tempi degli antichi Greci e Romani la santoreggia era considerata anche un efficace e potente afrodisiaco, da cui molto probabilmente deriva il suo caratteristico nome Satureya, da satiro.