Ugo e Camilla stanno giocando a nascondino con amici nel giardino del convento. Alla ricerca di un posto dove sia difficile trovarli si addentrano in un corridoio e da lì in una stanza. Che buon profumo! “Sembra quando la mamma esce dalla doccia e sa di muschio e di fiori” dice Ugo; “e anche quando fa le sue deliziose torte” aggiunge Camilla, che annusa con attenzione ed individua un altro aroma, più insolito, che ricorda un po’ quando la nonna crea le marmellate “esotiche”.
I bimbi si guardano intorno: ci sono vetrine zeppe di vasetti di ogni tipo ed anche una bella statua della Madonna ed il Bambino Gesù, i piccoli gli inviano un bacetto e poi scorgono su una sedia uno scatolone con tante bottiglie, alcune non sono del tutto piene né tappate. Camilla assaggia appena appena con la lingua il contenuto di una ed Ugo, che non vuol essere da meno, quello di un’altra. Che liquido buono! Ha il gusto di tutti i profumi della stanza, scivola giù che è una delizia, bisogna berne ancora un po’ per capire meglio. “Ti fa sentire in un bosco a primavera”, dice Ugo, “ma sembra anche di essere di fronte al fuoco del caminetto, oppure di volare tra le nuvole” aggiunge Camilla. Occorre approfondire, per cui assaggia tu che assaggio anch’io, in breve le bottigliette sono vuote. Bisognerà mandare la mamma a pagare, pensa Camilla, si sente quindi in diritto di prendere anche due caramelle.
Ora, seduti per terra, vedono i bei vasi con i nomi in latino scendere dagli scaffali e mettersi a danzare; tutto gira intorno e danza, anche i bambini sono invitati a ballare tenendosi per mano e ad uscire con loro da un’altra porta che immette in un bosco vasto e fitto. “Aiutateci a trovare le erbe e le radici salutari” –dicono i vasi- e si sparpagliano qua e là.
Ugo non sa bene cosa cercare, conosce solo la camomilla dai petali bianchi ed il cuore come un piccolo sole e i fiori di tiglio dal profumo intenso; mamma ogni tanto con quelle erbe fa una tisana per favorire un sonno sereno. In una radura vede anche le casette delle api, uno dei vasi, simile ad una teiera, accosta il beccuccio all’arnia ed aspira il dolce contenuto. “Non sapevo che fosse così facile raccogliere il miele” pensa il bambino. Camilla intanto fa razzia della lavanda; (con una goccia di essenza la nonna profuma i cassetti della biancheria, e cura il raffreddore e fa i massaggi al nonno). Raccoglie anche le bacche di ginepro e il timo, che –gliel’ha detto il vaso panciutello- aiutano la digestione. Sa però che ad una farmacia ben rifornita occorrono altre piante, che crescono in montagna, come la genziana o l’achillea, o vengono da paesi lontani, come la cannella, la vaniglia, il ginseng, o l’incenso odoroso. Dove trovarli? Ora plana sul bosco un piccolo stormo di piccioni viaggiatori. Hanno ciascuno, legato alla zampetta, un canestrino con semi, bacche, foglie che non si trovano nei nostri boschi. Rovesciano il prezioso contenuto nei vasi e se ne volano via.
I bambini seguono per un po’i loro giri nel cielo, ma qualcosa attira l’attenzione: una formichina trascina penosamente un chicco di frumento grosso e pesante, per aiutarla Camilla con uno stecco solleva il seme fino a che non lo vede rotolare dentro il buco di ingresso del formicaio. La formichina ritorna subito fuori, ringrazia dell’aiuto e per dimostrare la sua riconoscenza rivela alla bimba un segreto: le due caramelle che ha preso nella farmacia sono magiche, possono esaudire ciascuna un desiderio, ne faccia buon uso. Non è che Camilla ci creda molto, però ringrazia educatamente.
Si sono inoltrati profondamente nel bosco, ora sono soli e devono trovare la strada per tornare a casa, prendono prima un sentiero poi un altro, girano, girano e si ritrovano sempre nello stesso punto; è ormai buio, e hanno fame, Camilla, che è una buona forchetta, quasi grida: “vorrei tanto mangiare!” e in mancanza di meglio mette in bocca una caramella. In un attimo, che meraviglia! Vicino all’albero dove si sono fermati ecco un tavolino con cibi deliziosi, le seggioline e un bel fuoco scoppiettante. Senza pensarci due volte mangiano a sazietà e guardano un po’ insonnoliti le ultime farfalline di brace che volano in alto. Si sentono proprio bene; ma un ululato spaventoso li fa balzare in piedi: un orribile lupo nero è di fronte a loro con le fauci spalancate, le zanne appuntite che luccicano e due occhiacci che sembrano di fuoco. Ugo afferra un tizzone ancora acceso e lo agita contro il bestione gridando a Camilla di arrampicarsi sull’albero e subito la segue. Salgono e salgono mentre di sotto il lupo fa salti contro il tronco, si fermano solo quando sono ben sicuri che la belva non li potrà raggiungere. “Mangia la caramella!” ordina il bambino, ma in tasca non c’è più, sta ai piedi dell’albero, deve essere caduta mentre salivano per i rami. Occorre aspettare che la notte finisca. I fratellini hanno trovato una biforcazione abbastanza “ospitale”, vi si accomodano, si abbracciano stretti, dicono le preghiere e si addormentano.
Li risvegliano i primi tiepidi raggi del sole; il lupo è scomparso, un po’ indolenziti ed intorpiditi scendono dall’albero. Ora vogliono solo uscir dal bosco e ritrovare le persone care. Camilla prende per mano Ugo, mette in bocca la caramella, chiude gli occhi e grida: “vogliamo tornare a casa!”
Quando li riapre si ritrova seduta per terra a fianco del fratello nella farmacia del convento, sulla sedia ci sono le bottigliette di liquore vuote e i vasi sono tornati nelle loro vetrine. Si guardano l’un l’altra e nasce una domanda: “abbiamo sognato o abbiamo vissuto realmente le straordinarie avventure?” Camilla infila la mano in tasca, tira fuori qualche filo d’erba e la carta delle caramelle.