Quinoa, la pianta che sfamerà il mondo

In America Latina si è rivelata un buon antidoto alla malnutrizione. Ora la FAO la diffonde in Africa, India e Medioriente. E la NASA vuole coltivarla nello spazio.

Gli indios la chiamano la “madre di tutti i semi” e la Fao la elegge cibo del futuro. La quinoa, di origine andina, ha una storia millenaria e oggi si sta rivelando un ottimo antidoto naturale alla fame nel mondo. Cresce da settemila anni sugli altopiani di Perù e Bolivia, che tuttora è il maggior produttore mondiale di questo piccolo seme tondo. Per secoli è rimasta confinata in questi territori e considerata dal resto del mondo alimento semplice e povero. Nel 2013 l’Onu la dichiara pianta dell’anno, per il contributo che sta dando all’obiettivo di dimezzare la fame nel mondo entro il 2015, rispetto al 1990.Mentre la Nasa la vuole coltivare nello spazio e farne una filiera corta “stellare” per nutrire gli astronauti diretti su Marte.

Il segreto di questo seme, del tutto simile a un cereale, sono le sue proprietà nutritive. È della stessa famiglia di spinaci e barbabietole, il genere cenopodium, ed è quindi ricca di proteine vegetali, aminoacidi, fibre e grassi insaturi, elementi come fosforo, potassio, magnesio, ferro e calcio. Mentre manca di glutine.

È per questo che risponde alla esigenze alimentari più disparate e ha tutte le carte in regola per una diffusione molto ampia, soprattutto se si considera la versatilità della pianta, facile da coltivare e resistente a temperature estreme, tanto che – secondo la Fao- potrebbe essere coltivata sull’Himalaya come nel Sahel e in altre zone aride del Pianeta.

“È la sola pianta alimentare con tutti gli amminoacidi essenziali, micronutrienti e vitamine che si adatta a climi e ambienti differenti. Resistente alla siccità, cresce a 4mila metri, con escursioni termiche da -8° a 38°”, ha spiegato il direttore generale della Fao Josè Graziano da Silva. “Offre una fonte di cibo alternativa per i Paesi che soffrono di insicurezza alimentare”.

Il 46 per cento della produzione globale viene dalla Bolivia, a cui segue il Perù con il 30 per cento. Ma negli ultimi anni la coltivazione di questo alimento sta superando i confini dell’America Latina per approdare un po’ in tutti i continenti (Asia, Africa, Europa e America del Nord). Oltre a crescere nella stessa Bolivia, dove secondo l’Anapqui (Associazione boliviana dei produttori), negli ultimi cinque anni la superficie coltivata è cresciuta del 23 per cento, mentre l’export ha superato le 14 mila tonnellate, con un giro d’affari di 43 milioni di dollari.

Ma mentre cresce la domanda di questo prodotto, diventato anche di tendenza nei menù bio italiani ed europei, sponsorizzato dai nutrizionisti e utilizzato da chef e salutisti, gli indios lo mangiano sempre meno, perché troppo caro. L’impennata dei prezzi, che ha seguito la domanda internazionale in ascesa, e da alimento base della cucina boliviana la quinoa sta diventando l’alimento delle grandi occasioni.

 

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